Consiglio comunale di Uras, la Regione risponde: “Nessuna competenza sugli atti degli Enti locali”
5 Novembre 2025
Alcune cittadine avevano sollevato dubbi sulla legittimità dell’Amministrazione

Comune di Uras
Uras
Alcuni cittadini avevano sollevato dubbi sulla legittimità dell’Amministrazione
È arrivata la risposta dell’Assessorato degli Enti locali della Regione Sardegna ai dubbi sollevati da alcune cittadine di Uras su presunte irregolarità riscontrante nella seduta del Consiglio comunale del 14 ottobre scorso, a seguito delle dimissioni di sette consiglieri di fine settembre.
Come si legge nella nota inviata dall’Assessorato alle firmatarie del documento – Maria Laura Dessì (prima non eletta del gruppo Uniti e Forti), Maria Elena Caddeo (ex assessore comunale) e Maria Grazia Ibba – “all’Amministrazione regionale non sono più attribuiti poteri di controllo di legittimità sugli atti degli enti locali; infatti l’articolo 32 della legge regionale 4 febbraio 2016, n. 2
ha eliminato dall’ordinamento anche l’ultima forma di controllo di legittimità degli atti emanati dagli enti locali da parte della Regione Autonoma della Sardegna, ovvero quella del controllo eventuale”.
La palla non è dunque in mano alla Regione, che scrive ancora “eventuali controversie concernenti la legittimità dei provvedimenti assunti dagli enti locali dovranno essere devolute alla cognizione del competente giudice amministrativo”.
La crisi politica che da settimane scuote Uras aveva superato i confini della diatriba interna per arrivare anche negli uffici della Procura della Repubblica di Oristano.
La situazione era già tesa dopo le dimissioni di sette consiglieri comunali – dalla maggioranza Luca Schirru, Paolo Porru, Rita Piras e Alberto Cera, e dalla minoranza Anna Maria Dore, Antonio Melis e Salvatore Tuveri – che hanno segnato un vero e proprio terremoto politico.
Proprio quest’ultimo, nelle sue dimissioni, non aveva avanzato solo motivazioni politiche, ma anche ragioni “di altra natura”, e per questo era stato sostituito dal sindaco Samuele Fenu con Emanuela Urracci.
Già il 13 ottobre, con la crisi aperta dalle dimissioni, un gruppo allargato di cittadini – oltre a Dessì, Caddeo e Ibba, anche Fortunato Marcias, Pier Paolo Serra e Claudio Tuveri – aveva espresso forte preoccupazione per il “silenzio totale” degli organi comunali e per l’assenza di atti formali nell’Albo Pretorio, chiedendo chiarimenti sulle reali capacità dell’amministrazione di operare dopo la fuga dei consiglieri.
I dubbi sulla regolarità della seduta di Consiglio erano emersi già il 15 ottobre, quando le stesse cittadine avevano inviato una comunicazione preliminare al Prefetto e agli organi competenti, raccontando che recatesi nell’ufficio del Segretario alle 18:40 avevano ricevuto risposta che la verbalizzazione non era necessaria, poiché si sarebbe proceduto direttamente alla seconda convocazione alle 19.
La nota evidenziava anche il problema del numero legale: in seconda convocazione erano presenti solo cinque consiglieri più il sindaco, mentre l’articolo 23 del regolamento richiede almeno sei componenti per la validità della seduta. Le cittadine avevano quindi chiesto che venissero tutelati i diritti dei cittadini, denunciando mancanza di chiarezza e trasparenza.
Lunedì 27 ottobre è arrivata la mossa più incisiva: una comunicazione dettagliata inviata all’Assessorato Enti Locali della Regione Sardegna, al Prefetto e, per conoscenza, alla Procura, che contesta la regolarità della seduta, in particolare della prima convocazione. Le firmatarie sollevavano dubbi di legittimità sulla delibera n. 34, che in apertura dichiara la prima convocazione andata “deserta”.
Mercoledì, 5 novembre 2025