Il dialetto veneto di Arborea diventa protagonista di un nuovo studio
30 Dicembre 2025
Curato dal professore universitario Enrico Castro, è stato pubblicato nel Bollettino dell’Atlante Linguistico Italiano
Il dialettologo Enrico Castro ad Arborea
Arborea
Curato dal professore universitario Enrico Castro, è stato pubblicato nel Bollettino dell’Atlante Linguistico Italiano
Non più solo una cittadina unica in provincia di Oristano per le sue origini, ma anche la protagonista di una ricerca. Arborea è al centro di uno studio sul dialetto veneto utilizzato dai suoi abitanti, tramandato per generazioni fino ad arrivare ai giorni nostri, mescolandosi con il sardo per creare una parlata unica.
A curare il saggio dal titolo “Per uno studio della parlata dei veneti di Arborea”, pubblicato nel Bollettino dell’Atlante Linguistico Italiano, è Enrico Castro, professore titolare della cattedra di Dialettologia Italiana all’Università di Padova e ricercatore in quella di Losanna.
Il docente universitario ha fatto tappa ad Arborea con una ricerca sul campo nel novembre 2024 , incontrando gli ultimi discendenti dei coloni veneti.
“Per i primi decenni”, spiega Castro, “Mussolinia fu a tutti gli effetti un paese veneto. Dai registri del comune apprendiamo che il 70% dei residenti proveniva dal Veneto e la lingua della vita quotidiana non poteva che essere il dialetto: i braccianti che partivano non conoscevano certamente altro”.
“Col tempo, la comunità si è mescolata con sardi, romagnoli e friulani, ma il veneto ha continuato a vivere in famiglia e nelle stalle. Ancora negli anni Settanta, raccontano gli abitanti, «in casa se parlava solo veneto», mentre a scuola le maestre, quasi tutte sarde, vietavano rigorosamente l’uso del dialetto, punendo chi lo parlava”, prosegue il professore, “Quel trauma linguistico, quella paura di sbagliare, osserva Castro, ha segnato la fine della trasmissione spontanea del veneto, ma non ne ha cancellato la memoria”.
Attraverso le registrazioni raccolte dal ricercatore si può toccare con mano una lingua ibrida, che lo ha affascinato. “Nel veneto di Arborea le consonanti si allungano come nel sardo, le vocali si abbassano e la prosodia segue il ritmo dell’italiano regionale sardo: ad Arborea se parla vènnètto”, illustra Castro. “Ma accanto a queste innovazioni si conservano tratti arcaici e fortemente rurali, come le interdentali (tipo [θ] th- in cena), oppure i plurlai metafonetici del tipo tozo / tuzi. Ancora le forme di imperfetto indicativo in -essi come in ieressi, ovvero ‘eravamo’. Alcuni tratti risalenti al veneto rurale di inizio Novecento si sono mantenuti intatti, mentre altri si sono trasformati sotto l’influsso sardo. È proprio questo equilibrio fra arcaicità e contatto che rende Arborea un laboratorio linguistico interessantissimo”.
“Se l’uso quotidiano del dialetto si è rarefatto, il veneto sopravvive in campi semantici ben precisi”, commenta Castro. “Il più evidente è quello dell’allevamento bovino, settore trainante dell’economia locale: è nota a tutti la filiera del Latte Arborea, introdotto proprio dai coloni veneti, contro una Sardegna tradizionalmente dedita all’allevamento ovino. Ad Arborea, infatti, si continua a mònzer le vacche con un termine dialettale che ormai è lessico tecnico. Persino i sardi di Arborea, nati da famiglie non venete, usano inconsapevolmente parole come bagigi per arachidi, goto per bicchiere o peoci per cozze”.
Un dialetto di Arborea si configura come un tratto identitario, legato a doppio filo con la storia di una comunità.
“Il veneto è diventato una lingua invisibile: non la si riconosce più, ma continua a vivere nei gesti e nelle parole della comunità”, nota il professor Castro, “Oggi Arborea conta circa 4000 abitanti. La lingua dei bisnonni si sta spegnendo, ma la memoria linguistica è ancora viva nella terza e quarta generazione, quelle dei nati tra gli anni Quaranta e Ottanta, che spesso hanno riscoperto in età adulta il dialetto perduto. Molti mi hanno raccontato di aver ricominciato a parlare veneto con nostalgia, dopo anni di silenzio. «È come una lingua del cuore: non serve più per comunicare, ma per ricordare chi siamo», mi dicevano. Per il linguista, documentare questa realtà significa anche salvare un pezzo di storia veneta. Arborea ci insegna che le lingue non muoiono mai del tutto. Restano tracce, parole, accenti, abitudini. Tocca a noi riconoscerle e valorizzarle, perché dentro quelle voci c’è una parte della nostra identità”.
Grande la soddisfazione dell’Amministrazione comunale di Arborea per la pubblicazione dello studio. “Il saggio del professor Castro è uno dei risultati più importanti raggiunti con il nostro festival culturale Istòria, che mira proprio alla valorizzazione della storia della nostra Città di Fondazione e ha dedicato l’appuntamento del 12 dicembre alla presentazione della ricerca”, concluso la sindaca Manuela Pintus. “Da anni lavoriamo al riconoscimento del dialetto veneto per garantirgli una tutela normata dalla legge, perciò questo è un traguardo molto importante. L’unione tra più dialetti veneti e il sardo, ha creato una parlata unica, che merita di essere preservata. Nella nostra comunità non si parla il veneto e basta, si parla il veneto di Arborea”.
Martedì, 30 dicembre 2025