Riconoscimento al pastore di Terralba protagonista nel film con Abatantuono e Cucciari
3 Novembre 2025
Dal Centro Studi Agricoli: “Ha rappresentato la fierezza del popolo sardo che difende la propria terra”

Giuseppe Ignazio Loi nella locandina del film "La vita va così" - Immagine dalla pagina Facebook di Medusa Film
Terralba
Dal Centro Studi Agricoli: “Ha rappresentato la fierezza del popolo sardo che difende la propria terra”
Una targa di riconoscimento a Giuseppe Ignazio Loi di Terralba. È quanto annunciato dal sindacato Centro Studi Agricoli, per premiare l’allevatore diventato, diventato ormai ambasciatore della Sardegna e del mondo agropastorale con il film “La vita va così” del regista Riccardo Milani.
L’anziano pastore interpreta Efisio Mulas, che, ispirandosi alla vera storia del pastore del sud Sardegna Ovidio Marras, rifiuta milioni pur di non vendere la sua terra a degli imprenditori immobiliari, intenzionati a costruire un resort di lusso.
Nel film insieme a lui Diego Abatantuono, Geppi Cucciari, Aldo Baglio e Virginia Raffaele. “Giuseppe Ignazio Loi non ha interpretato un ruolo: ha portato sullo schermo sé stesso, la sua storia e la storia di un popolo”, dichiara Tore Piana, che guida il Centro studi agricolo, con Stefano Ruggiu in qualità di suo vice e Monica Pisanu nel ruolo di tesoriera. ““Nel suo volto e nelle sue parole c’è la fierezza antica dei sardi che vivono la Terra non come proprietà, ma come identità, destino comune e responsabilità collettiva.”
La scelta di attribuire questo riconoscimento nasce dal valore culturale e politico dell’interpretazione di Loi, considerata da Piana, Ruggiu e Pisanu, non solo un contributo cinematografico, ma un atto di testimonianza e resistenza.
“Il suo messaggio è chiarissimo: la Sardegna non è terra da colonizzare né da amministrare come periferia. La Sardegna è Nazione, e i sardi sono un popolo che non ha mai smesso di difendere la propria dignità”, aggiungono i rappresentanti del sindacato.
La targa verrà consegnata nei prossimi giorni, con la seguente motivazione: “Per aver rappresentato al cospetto dell’Italia e del mondo la dignità, la libertà e la fierezza del Popolo Sardo: libero, resistente, padrone della propria terra”.
“La sua storia di pastore che, grazie al lavoro svolto nel film, è riuscito ad ampliare la propria casa e avere finalmente un bagno”, concludono Piana, Ruggiu e Pisanu, “è il simbolo della differenza tra assistenzialismo calato dall’alto e progresso conquistato con il lavoro, l’autonomia e la dignità. Questa è la Sardegna che vogliamo.”
Lunedì, 3 novembre 2025